La figura del
musulmano Rumi Galal al-Din (1207- 1273), nato a Balh, nell’attuale Afganistan,
è sempre più spesso paragonata a quella di San Francesco. Quando l’assisiate
morì, questo suo fratello orientale aveva diciannove anni. Erano dunque
contemporanei e non sono pochi quelli che sostengono che avrebbero potuto anche
incontrarsi. Nel 1216 Rumi fu a Damietta, ripartendo subito per la Turchia; San
Francesco vi fu tre anni dopo, nel 1219. Sempre nel 1216 – secondo G. Mandel,
ilKhalyfa della Confraternita dei Sufi Jerrahi-Halveti in Italia – Rumi parlò
con il grande mistico teologo musulmano Îbn âl Arabî e tre anni dopo anche San
Francesco, quando si recò in visita dal sultano Melek el-Kamel, incontrandosi
con i maestri del misticismo islamico. Secondo alcuni ci fu addirittura un
carteggio tra Rumi e San Francesco, ma è solo una leggenda.
Cosa hanno in
comune San Francesco, il santo più amato dagli italiani e Rumi, il musulmano
noto anche col nome di Mawlana , “nostro maestro”? All’inizio della sua
conversione, San Francesco compie l’incontro decisivo con il lebbroso, mediante
il quale cambia il mondo delle sue relazioni. Anche Rumi ebbe un’esperienza che
lo trasformò in un poeta mistico, senza riuscire a comprendere questo
cambiamento. Incontrò un folle di Dio, il derviscio itinerante Šams al-Din
(“sole della religione”) e, stando alle fonti, i due mistici trascorsero
insieme intere settimane senza mangiare e bere, e senza sperimentare alcun
bisogno fisico. Una “pazzia” di cui San Francesco potrebbe raccontarci
qualcosa. Rumi e Šams la vissero in due. Entrambi furono luminosi poeti mistici
e numerosi sono i punti di contatto per ciò che riguarda la loro visione del
divino. Il Cantico delle creature di San Francesco è un esempio altamente
poetico e artistico di una visione simbolica e mistica del mondo, l’espressione
diretta e immediata della lode a Dio, attraverso la mediazione della realtà
creaturale.
La lode è
possibile nella misura in cui l’uomo avanza nell’atmosfera amorosa di Dio e si
lascia illuminare dalla verità di Dio, che gli permette di guardare con incanto
la realtà nel largo e arioso respiro del vissuto e dell’immediato. Le opere
persiane di Mawlana sono considerate il frutto più eloquente del pensiero
mistico islamico, e il suo poema mistico, il Matnavi, è stato definito anche
come “l’enciclopedia metrica del sufismo”. L’argomento dei suoi scritti è
sempre l’amore, il vero potere dinamico della vita. L’unione con Dio nasce
dall’esperienza d’amore, poiché colui che ama crede che tutto ciò che egli
vede, sente e prova miri all’Amato. Questa relazione amorosa è espressa anche
nella preghiera, chiamata da Rumi “il linguaggio dell’anima”. La preghiera di
un povero pastore che offre al suo amato Dio di “spazzare la sua piccola
stanza, pettinare i suoi capelli, raccogliere i suoi pidocchi, portargli un
poco di latte” è più gradita a Dio di dotte parole pronunciate senza sentimento
o con orgoglio, poiché è espressione di un amore sincero.
Esistono senza
dubbio tante altre affinità ma ne riportiamo solo altre due. Il Santo di Assisi
aveva predicato agli uccelli e parlato con il lupo di Gubbio; il mistico Rumi
avrebbe predicato alle rane di uno stagno e ai cani, animali maledetti per
eccellenza nella tradizione islamica. Infine, San Francesco fonda l’ordine dei
frati minori; la scuola di Rumi si trasforma in una confraternita sufi oppure
dei dervisci ruotanti, celebri per la figura di danza in tondo da loro
praticata. La Confraternita ancora oggi ha sede presso la tomba di Rumi , nella
città turca Konya. Il decesso di Rumi fu pianto non solo dai musulmani, ma
anche da molti cristiani ed ebrei di Konya, dal momento che aveva avuto molte
relazioni d’amicizia tra i membri di queste comunità.
Rumi Galal
al-Din e San Francesco d’Assisi, due persone impegnate in un dialogo aperto a
Dio e agli uomini. Due storie simili, in due spazi lontani e diversi.
Attraverso la loro vita dialogano tra di loro ed insegnano anche a noi a
dialogare, nella nostra continua ricerca di Dio e dell’uomo. Come non riportare
le parole di San Francesco che dice: “È grande vergogna che i santi abbiano compiuto
queste opere e noi vogliamo ricevere la gloria e l’onore con il semplice
raccontarle?”.
Fonte: http://www.sanfrancescopatronoditalia.it/articolo.php?id_articolo=1197#.UUxa3kyR_Z-
Fonte: http://www.sanfrancescopatronoditalia.it/articolo.php?id_articolo=1197#.UUxa3kyR_Z-
Nenhum comentário :
Postar um comentário